La storia della Sicilia e stata sempre legata alla pesca del tonno che è ricca di cultura, storie, religione e leggende popolari.
La tonnara usata è un impianto di reti in mare disposto a sbarramento di un determinato specchio d’acqua. È un’ isola formata da diverse camere e una coda capace di incanalare i tonni che la incontrano durante i loro liberi movimenti nel golfo. L’ultima camera che è quella detta della morte, è dotata di rete anche nel fondo. Arrivati qui i tonni attraversano una manovra di chiusura ed apertura delle porte, viene alzata a braccia il giorno di mattanza, per portare in superficie i tonni per la cattura. Ogni barca sa quale è il suo posto e il suo compito, da queste gesta si vede la maestranza secolare di queste genti, con movimenti precisi i tonnarotti manovrano affinché le barche si dispongono in quadrato lungo il perimetro, fissando i bordi delle reti alle fiancate. Alcuni osservano il movimento del branco, mentre il Capo Ra’is (parola di origini arabe che in dica il capo delle operazioni) sulla sua Muciara (Tipica imbarcazione) guidata da due assistenti, si porta al centro del quadrato per controllare l’avvenuto passaggio del tonno nella camera della morte, impartendo ordini con solenni gesta delle braccia. La mattanza e un fatto sorprendente, che desta meraviglia e sgomento per quanto vi sia di feroce e primitivo nella lotta alla sopravvivenza tra l’uomo e la bestia, è una messa in scena grandiosa di barche e di reti. Decine di uomini in movimento su uno sfondo abbagliante di mare e di luce. Voci, canti di Cialone, richiami propiziatori, incrociarsi di aste ed arpioni, acqua che si tinge di rosso con il ribollir dell’acqua per lo sbattere delle pinne con alti spruzzi bianchi su un greve pianto di morte. La scena cosi acquista il tono grave e palpitante di una tragedia greca. Quando l’ultima coda a smesso di sbattere sul vascello, un silenzio profondo avvolge la tonnara, mentre le barche in fila indiana, come in processione si dispongono per il rientro e ci si accorge soltanto ora che c’è ancora il sole e che il mare è immenso. Il vascello col suo carico viene caricato verso lo stabilimento dove i giapponesi si trovano ad attenderlo, e con occhi da intenditori sceglieranno i tonni migliori che poi divisi in quarti e surgelati partono verso i mercati orientali, i rimasti sono destinati al mercato del pesce fresco, quasi esclusivamente Siciliani. L’elevato costo della manodopera e i costi di armamento ed esercizio resero difficile la gestione delle tonnare che gradualmente sono andate ad esaurirsi. Le tonnare siciliane chiusero una dopo l’altra. Rimangono gli stabili dove un tempo veniva lavorato il tonno con le loro piazze dove venivano stese le reti per essere riparte, con strutture per il ricovero delle barche per attendere una nuova pesca. Ma ancora oggi come all’ora il tonno viene lavorato per essere conservato, di esso non si butta niente, utilizzato per creare piatti unici che fanno parte delle nostre tradizioni popolari che si tramandano da generazioni in generazioni da millenni.